La notte prima della ricorrenza dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre, i contadini preparavano delle fochərə, ossia pire di legna, paglia e scarti, simili a quelle di Sant’Antonio, che venivano incendiate per devozione. Pare che nelle campagne si facesse a gara a chi riuscisse ad organizzare il falò più bello. Il rito ovviamente era denso di significati e al falò si abbinavano delle preghiere.
La festa dell’Immacolata segnava anche l’inizio di un’altra tradizione, che si rinnovava annualmente: l’uccisione del maiale. Questo animale, infatti, era una risorsa per le famiglie e l’uccisione avveniva d’inverno, poiché il clima freddo favoriva la conservazione della carne, non esistendo i moderni sistemi di refrigerazione.
Il 10 dicembre c’era la mənuta (la venuta), cioè si solennizzava la traslazione della Casa della Madonna di Loreto: alle quattro del mattino il campanaro faceva suonare le campane del paese. Qualcuno rifaceva la fochəra. Pochi giorni dopo, nella ricorrenza di Santa Lucia, il 13 dicembre, si preparavano altri fuochi votivi. L’Immacolata e Santa Lucia erano solennizzate in maniera molto simile, attesa anche la vicinanza temporale delle due festività cristiane.