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Il mondo contadino. Le croci di canne. Il tempo atmosferico. La Luna. La sorte

 

Il mondo contadino è ricco di usanze ancestrali, su cui in anni recenti si è cominciato ad indagare, raccogliendo testimonianze e aneddoti.
Tra le tante credenze proprie del mondo contadino, diverse erano finalizzate al buon esito del raccolto, necessità vitale per la sopravvivenza della famiglia.
Il 3 maggio, festa della Santa Croce, i contadini realizzavano delle croci con le canne e vi legavano uno o più ramoscelli di ulivo benedetto, con un pezzetto della candela della Candelora. Le crocette così realizzate venivano piantate a terra nei campi, una o più a seconda della grandezza del fondo, e, all’atto della collocazione nel terreno, veniva recitato un Padre-nostro. La crocetta accompagnava la vita del campo sino alla raccolta. In questo modo i contadini speravano nell’intercessione divina e pregavano che il raccolto arrivasse a maturazione, al riparo dalle malattie e dagli eventi atmosferici. Una violenta grandinata, ad esempio, poteva distruggere in poche ore un intero raccolto e gettare tutta la famiglia nella miseria. 
Contro la grandine si facevano gli scongiuri. Se il tempo minacciava grandine o stava già grandinando, si buttavano candele della Candelora intere o a pezzi sull’aia, per chiedere l’intercessione divina. In alternativa alle candele, si poteva spargere un po’ di cenere del ceppo di Natale, conservata dai contadini, che le attribuivano numerosi prodigi. Alcuni testimoni ricordano che, nell’imminenza del temporale, in mancanza di meglio, andava bene buttare anche della cenere comune, del sale o alcuni ramoscelli di palme benedette. Altro scongiuro era fatto con il falcetto, con cui si tracciavano simbolicamente delle croci nell’aria, in direzione delle nubi temporalesche.
Quando iniziava a grandinare le donne si inginocchiavano in preghiera dinanzi alle nicchie che, nelle case rurali, ospitavano le statuine dei santi protettori, o dinanzi ad altarini fatti al momento sulle cassepanche. Alla caduta dei primi chicchi di grandine se ne raccoglieva qualcuno e lo si metteva nelle mani dei bambini, nella convinzione che il Signore avrebbe ascoltato più facilmente la preghiera di un innocente.
Contro la grandine sono noti anche dei rimedi pseudoscientifici. A Controguerra, fino alla metà del secolo scorso, c’erano delle “postazioni” per lanciare piccoli razzi verso il cielo, nella convinzione che l’esplosione avrebbe favorito il diradamento delle nubi temporalesche e il calore avrebbe fatto sciogliere il ghiaccio e provocato la caduta delle gocce d’acqua, prevenendo così la grandinata. Oltre ai razzi si chiedeva al parroco di suonare le campane, sempre nella convinzione che lo spostamento d’aria avrebbe evitato la grandinata, facendo diradare le nubi.
Anche alla Luna veniva riconosciuto il potere di influenzare la vita degli uomini. Le fasi lunari determinavano il momento giusto per seminare e si credeva che il movimento del satellite incidesse su alcune malattie croniche, come l’epilessia. Le macchie sulla superficie lunare, che si scorgono ad occhio nudo, si credeva fossero Adamo ed Eva.
Un altro rito del mondo contadino era la "sorte". Se veniva fatto un dono, esso doveva essere contraccambiato con una moneta, che assumeva un alto valore simbolico. Questo scambio, appunto, era detto "la sorte" e aveva valore benaugurale. Inoltre, la consegna della sorte aveva un’alta importanza sociale: accettando la moneta il donante rassicurava il donatario che non avrebbe mai più chiesto indietro il bene di cui si era spogliato. Dietro questo antico uso a me sembra celarsi una reminiscenza del diritto longobardo.

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