Ancora oggi è molto sentita la festa in onore della Madonna delle Grazie, celebrata il 2 luglio. Un costume appartenente alla tradizione più antica ma giunto sino ai giorni nostri, anche se affievolito rispetto al passato, è l’usanza di esporre stendardi mariani o coperte buone alle finestre, in occasione del passaggio dell’effige della Madonna, portata in processione per le vie del paese e accompagnata da canti e litanie.
Da un cinquantennio viene portata in processione l’effige lignea e non più quella in terracotta, molto fragile e preziosa per la comunità. Per il trasporto si utilizza un automezzo, mentre in passato l’immagine era portata a spalla. I portatori della Vergine con Bambino indossavano una fascia rossa per solennizzare ancor di più la ricorrenza e si davano il cambio molte volte, per permettere a più fedeli di portare la statua. Sempre sino alla metà del Novecento, c’erano anche donne e uomini che per particolari motivi devozionali o per sciogliere dei voti percorrevano la salita verso la chiesa della Madonna delle Grazie in ginocchio. In genere si trattava di voti espressi per far tornare figli e mariti dalla guerra, per invocare protezione sui parenti emigrati o per ringraziare la Madonna per grazia ricevuta. La devozione portava il popolo a chiedere l’intercessione della Madonna in occasione di malanni e calamità. Si ricorda ancora oggi il prodigio avvenuto durante la siccità del 1777 e il voto del 2 febbraio del 1944, con cui i controguerresi chiesero alla Vergine l’intercessione divina per scongiurare la distruzione del paese durante lo spostamento del fronte tedesco, dopo il crollo di Ortona. Ma i controguerresi esprimevano anche personalmente dei voti alla Madonna delle Grazie e fino agli anni Sessanta la statua era quasi completamente ricoperta di ex voto, molti dei quali trovavano posto nella nicchia. Tra questi spiccavano delle pesanti collane di corallo, donate dalle donne del paese. Nella nicchia c’erano anche targhette in rame degli emigrati in America e diverse fotografie.
Tra le fotografie c’era quella di una bambina sopravvissuta ad un’epidemia che, negli anni Venti, le aveva ucciso in pochi giorni una sorellina e una nonna. La madre della bambina, disperata, si raccomandò alla Vergine per ottenere la sua intercessione e, dopo alcuni giorni di febbre altissima, la giovane guarì completamente, lasciando stupefatto il medico del paese. Convinta che ci fosse stato l’intervento divino, per ringraziare la Vergine la donna portò la bambina da un fotografo di Nereto e fece realizzare un ritratto che, per diversi anni, rimase esposto vicino alla statua. La bambina guarita, Giuseppina D’Anesio, detta Peppinella, ebbe poi un’altra sorella e tre fratelli. È scomparsa nel 2021, all’età di 94 anni. La signora D’Anesio conservava ancora la preziosa fotografia, che le venne riconsegnata dal parroco, don Francesco Pergolini, quando rimosse gli ex voto dalla nicchia della Madonna.
Nella processione del 2 luglio venivano cantati gli inni dedicati alla Madonna delle Grazie e don Alfonso Panichi, nel suo saggio La Madonna delle Grazie di Controguerra, ha raccolto ben quattro canti. Con maggior vigore, quasi a squarciagola, questi inni venivano cantati anche al rientro dell’effige in chiesa, per particolari motivi devozionali. Si tratta di sonorità ripetitive, quasi delle nenie, che servivano ad accompagnare il passaggio dell’immagine sacra e che venivano cantate a squarciagola, con polifonie e alternanze di voci molto sceniche.