Gli anziani di Controguerra raccontano che un tempo una rete di cunicoli collegava tutte le case del paese vecchio, e che questi passaggi sotterranei venivano riaperti «in tempo di guerra» per nascondere cibo, armi e ricercati. Dietro alla “leggenda”, c’è un fatto vero: tutte le antiche case del centro storico avevano delle grotte, ossia neviere o ghiacciaie, talvolta molto profonde.
Le grotte sono, sostanzialmente, dei veri e propri “frigoriferi” naturali, che servivano per conservare il cibo durante l’anno. Infatti, l’ambiente freddo e sotterraneo, che a volte veniva anche riempito di neve compattata, garantiva una buona conservazione degli alimenti, scongiurando il rapido deperimento dei prodotti alimentari, in epoche in cui non esistevano conservanti o ambienti refrigerati elettricamente.
In passato le grotte si trovavano in tutte le case, non solo in quelle di paese, ma anche nelle abitazioni rurali. Particolarmente grandi erano le grotte della contrada Riomoro, scavate per metri nel tufo vivo, ancora oggi rintracciabili in alcuni crinali della zona. Pare che alcune grotte della contrada Riomoro fossero così ampie da essere utilizzate da più gruppi familiari.
Nella leggenda sopraccennata c’è anche un altro elemento di verità: durante il Secondo conflitto mondiale, nelle grotte venivano nascosti generi alimentari e talvolta, ricordano alcuni testimoni, anche persone. Solitamente vi si rifugiavano le fanciulle, quando non avevano il tempo di fuggire per i campi, nel timore che potessero essere importunate dai soldati di passaggio. L’ingresso della grotta era celato nei modi più disparati; a volte con semplici tendaggi o mobili, altre volte con elaborate botole.
Alcune case controguerresi ancora oggi serbano delle suggestive grotte ben conservate, che il più delle volte continuano ad essere utilizzate per l’antico scopo per cui furono scavate: conservare gli alimenti.