La chiesa di San Giuseppe Lavoratore è stata edificata nell’omonima contrada di Controguerra tra il 1958 e il 1959, date, rispettivamente, della posa della prima pietra e della messa inaugurale. La chiesa fu voluta e costruita da Pietro e Italia Rasicci, per commemorare il figlio Giuseppe, scomparso in un incidente automobilistico nel 1955. Fu proprio per la costruzione di questa chiesa che il Comune di Controguerra decise di cambiare il nome della contrada in San Giuseppe, mentre in precedenza era chiamata Cirafella.
L’edificio è moderno ma rustico, in pietra e laterizio, con alcuni muri intonacati e altri lasciati con mattoni a vista. Il progetto si deve all’Ing. Giuseppe Coccolini di Bologna. Sulla facciata vi sono il campanile, ideale prosecuzione della facciata stessa, con una campana, e una raffigurazione di San Giuseppe in pietra. La rappresentazione appena menzionata e altre opere di cui dirò sono opera del prof. Giorgio Gallingani di Bologna.
All’interno l’edificio ha una sola navata, a pianta rettangolare. Il tetto ha mattonelle a vista e le mura sono in travertino. Ai due lati della navata ci sono sei vetrate artistiche; le tre di destra rappresentano le storie del patriarca Giuseppe, mentre le tre di sinistra rappresentano le storie di San Giuseppe, sposo di Maria. Sul portone dell’ingresso principale vi è una settima vetrata, raffigurante i simboli della Passione. Tutte le vetrate sono state realizzate dal prof. Giorgio Gallingani. L’artista ha realizzato anche la pregevole Pala d’altare. Si tratta di un opera di ispirazione moderna che raffigura San Giuseppe Lavoratore, nelle vesti di artigiano.
Nella chiesa vengono celebrate solo alcune messe nel corso dell’anno, in particolare il 1° maggio, giorno di San Giuseppe Lavoratore.
In occasione del 1° maggio 1960 nella contrada venne organizzata un’importante manifestazione ciclistica che vide la partecipazione del Commissario tecnico nazionale Elio Rimedio, il quale presenziò all’evento «in veste ufficiale», come ricordano i manifesti dell’epoca, per scegliere i ciclisti che avrebbero partecipato in quell’anno alle Olimpiadi di Roma. A vincere la competizione fu un giovanissimo Vito Taccone.
La chiesa è di proprietà della famiglia Rasicci, che gestisce un’azienda agricola e un agriturismo nelle immediate adiacenze, ma è aperta al pubblico.