L’antico frantoio del paese era ubicato nei pressi della chiesa della Madonna delle Grazie e venne messo in funzione nella prima metà dell’Ottocento (il primo documento che lo menziona risale al 1852), in epoca borbonica, da donna Carolina Massimi e Antonio Flajani. Oggi la struttura è una casa privata appartenente alla famiglia Di Natale Bizzarri ed è sita tra Via Guglielmo Marconi e Via Stradale della Madonna delle Grazie.
All’epoca dell’attivazione l’oleificio si trovava in Via Icona-Riparossa ed era una delle tre costruzioni in muratura della via, insieme alla chiesa della Madonna delle Grazie e a una villetta sita a Ovest di questa, oggi non più esistente. L’apertura di un frantoio nei pressi dell’abitato semplificò di molto le operazioni di molitura delle olive, poiché, in precedenza, i contadini che possedevano oliveti nei pressi del borgo dovevano scendere con i carri fino a quello ubicato a Piane Tronto, in quanto dopo la chiusura del convento di San Francesco, che ne aveva uno proprio, il paese era rimasto sprovvisto di frantoi.
Il frantoio borbonico del paese era all’avanguardia per l’epoca, con meccanismo di funzionamento «alla genovese». Inoltre, era dotato di un sistema di canalizzazione che permetteva lo scarico delle impurità all’esterno del complesso.
I restauri portati a termine tra il 2005 e il 2007 hanno permesso di recuperare l’edificio e di salvare alcune componenti della struttura originaria. In particolare, sulla parete Est sono ancora visibili l’arco in mattoni e i possenti cardini del primo portone d’ingresso. Questo era molto ampio, per consentire ai carri di entrare nel complesso e scaricare le olive direttamente nelle macine, che funzionavano a trazione animale. Siccome fino alla fine dell’Ottocento questo edificio non aveva altre abitazioni nelle vicinanze, l’ingresso principale guardava verso Piazza del Commercio. L’oleificio (ultimamente detto lu trappitə də Ngicchə) ha continuato a funzionare sino alla metà del secolo scorso, quando gli agricoltori hanno iniziato a preferire i frantoi più moderni e con funzionamento elettrico delle macine.
Sulla parete Est dell’edificio attualmente esistente è presente anche una nicchia contenente una statua votiva, a ricordo della devozione controguerrese verso Maria Santissima delle Grazie.