L’oratorio di San Rocco è stato edificato nel 1527, o negli anni immediatamente successivi, durante una terribile epidemia di peste che funestò il Teramano. Tra le chiese rurali di Controguerra, insieme alla Cona è l’unica ad essere giunta ai giorni nostri senza subire restauri invasivi.
La facciata ha paraste angolari di ordine gigante, un frontone in laterizio e il tetto a spiovente. Il portale e le tre finestre sono incorniciate da mattoni. Le pareti laterali hanno finestre rettangolari e sono in mattoni, come l’abside. Tra i mattoni si scorgono anche pietre di recupero; la cosa non meraviglia, visto che nei pressi dell’area – zona campo sportivo – sorgeva il monastero benedettino di San Benedetto al Trivio.
L’abside semicircolare presenta al centro una nicchia ove trovava posto la statua dedicata al santo. Il tetto è a capriate.
All’interno la chiesa oggi non ha particolari ornamenti architettonici, ma un tempo era affrescata, come testimoniano le antiche visite pastorali. Nel 1735 c’era «un quadro tutto lacero coll’immagine di San Giuseppe, e di San Giovanni» e le pareti erano affrescate con «le pitture della Beata Vergine, e San Rocco, e dame riconoscenti». Le immagini sacre, e in particolare gli affreschi, erano molto comuni in queste chiese campestri, in particolare in quelle dedicate a San Rocco, perché accoglievano i malati di peste fuori dal paese: le chiese rurali erano dei veri e propri ospedaletti in cui, solitamente, in occasione delle epidemie, vi era un frate che prestava assistenza medica e cure ai malati, evitando però che questi entrassero nel paese diffondendo il contagio.
Gli oratori – o chiesette – di San Rocco e della Cona hanno strutture molto simili. Fino alla prima metà dell’Ottocento, a Controguerra esisteva un terzo oratorio, dedicato a San Biagio, che non doveva differire molto da quelli superstiti. L’oratorio di San Biagio era ubicato nell’omonima contrada, a settentrione delle contrade San Giuseppe e San Giovanni.