La chiesa madre di San Benedetto Abate venne edificata nel centro abitato di Controguerra a partire dal 1610, sul luogo in cui sorgeva una precedente chiesa, più piccola, dedicata a San Pietro Apostolo. Per alcuni anni l’edificio sacro portò entrambi i titoli, San Benedetto Abate («pievania nuncupata») e San Pietro Apostolo (titolo ufficiale). Tra il 1642 e il 1665 la chiesa perse il precedente titolo di San Pietro Apostolo ed oggi è conosciuta unicamente col titolo parrocchiale di San Benedetto Abate.
La struttura è stata restaurata tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Infatti, la precedente chiesa subì dei gravi danni a seguito di un temporale, nel 1790. La nuova chiesa è stata inaugurata il 15 aprile 1810 e rispetta gli stili classicheggianti dell’epoca napoleonica, ben evidenti ancora oggi.
La facciata è costituita da due corpi distinti, con due alte paraste. Il frontone è curvilineo e il portale è in pietra, con timpano di gusto neoclassico, contenente un’epigrafe che ricorda il restauro di epoca napoleonica, sormontata da uno stemma comunale di epoca coeva. Nella parte alta della facciata è collocata una finestra rettangolare. Anche nel timpano curvilineo superiore è presente un’apertura, ma di forma circolare.
Il campanile è a torre, addossato all’abside, e termina con una guglia decorativa di forma ottagonale. Il campanile precedente, crollato nel 1790, forse rispecchiava il gusto spagnolo del Seicento ed aveva una forma “a vela”, come quello della Madonna delle Grazie.
All’interno, la chiesa ha un’ampia navata centrale a pianta rettangolare e una più moderna navata laterale destra, risalente al 1858, anch’essa a pianta rettangolare. Lo stile è neoclassico, impreziosito da alte colonne, oggi bianche, che nel Novecento avevano una verniciatura che rimandava al marmo (prima giallo, poi verde, dopo un restauro dei primi anni Novanta). Le navate sono separate tra loro da archi a tutto sesto. Il tetto delle navate è piano e non presenta decorazioni pittoriche.
Il presbiterio è sopraelevato, con una cappella laterale, a sinistra, da cui si accede alla sacrestia e alla torre campanaria. Impreziosiscono l’abside degli altorilievi, realizzati dal maestro Pietro Vitali di Foligno, nel 1972, in occasione dei restauri conseguenti alle riforme del Concilio Vaticano II. Qualche anno prima, per attuare le disposizioni del Concilio, fu eliminata la cancellata in marmo che separava il pubblico dal presbiterio. Gli altorilievi sul lato sinistro rappresentano dei monaci benedettini e un frate francescano, quelli a destra la comunità parrocchiale che si stringe attorno al pastore, che ha le sembianze di papa Paolo VI. L’altorilievo centrale raffigura San Benedetto Abate, patrono d’Europa, che governa e protegge la parrocchia, idealizzata con tre edifici emblematici: a sinistra c’è il torrione, al centro la chiesa madre di San Benedetto Abate e a destra la chiesa della Madonna delle Grazie, con la particolarità che, nella raffigurazione, non ha il campanile a vela, ma a torre, perché negli anni Cinquanta e Sessanta era in studio un progetto che prevedeva la demolizione del vecchio campanile, che si credeva irrecuperabile per via dei danni subiti in occasione del terremoto del 1943. La scena è impreziosita da due angeli, anch’essi in altorilievo. L’abside è sovrastato da una volta su cui è affrescata una superba immagine della Madonna, nella veste di Divina Pastora, con Gesù Bambino. L’affresco ricorda, appunto, la devozione del popolo controguerrese alla Divina Pastora.
Alla destra del presbiterio è incastonata una targa in marmo in memoria della messa d’oro di don Nicola Paolini, uno storico sacerdote di Controguerra che vi ha officiato tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento.
Alla fine della navata laterale destra è collocato l’altare dedicato al Santissimo. Le due finestre della navata sono adornate con vetri artistici, che raffigurano i due compatroni del paese: San Pietro Apostolo e San Pasquale Baylon.
Nella chiesa era conservato un pregevole organo proveniente dal convento di San Francesco e ricomposto, a metà Ottocento, dall’organista veneziano Quirico Gennari, in quei giorni dimorante a Lanciano. L’organo trovava posto nella cantoria sopra all’ingresso principale, ma, né l’organo, né la cantoria, sono giunti ai giorni nostri. La cantoria venne smantellata in occasione dei restauri degli anni Sessanta.
L’edificio è stato seriamente lesionato dal terremoto del Centro Italia del 2016 ed è stato riaperto al pubblico, dopo i restauri e la messa in sicurezza, nel 2019. In occasione dei suddetti restauri sono state imbiancate le colonne, come ho ricordato sopra.