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I vicoli e le piazzette del borgo antico

 
Categoria/e: Centri e borghi

Il borgo antico di Controguerra, visto dall’alto, ha una forma a goccia, con la pancia consistente nel complesso degli edifici lungo la Circonvallazione – lato piazzale polivalente – e la punta corrispondente al Torrione. Anticamente vi si accedeva unicamente da Porta Maggiore (o dell’Angelo), ma oggi si contano quattro punti d’accesso: la ricordata Porta Maggiore, l’imbocco di Via Roma (aperto con la demolizione del Palazzo Flajani), il Vicolo delle Siciliane e lo spiazzo del Torrione.

Gli edifici del borgo risalgono, in massima parte, al Cinque-Seicento, ma esternamente si presentano quasi tutti con la veste degli imponenti restauri di epoca napoleonica (1805-1815). Sono visibili solo due edifici che mostrano ancora gli elementi caratteristici del Cinque-Seicento: una casa in Vicolo Angusto e una in Vicolo Tortuoro delle Volpi, dirimpetto all’abside della chiesa di San Benedetto Abate. Entrambe non versano in buone condizioni e presentano, anzi, evidenti segni di degrado, dovuti all’abbandono e all’usura del tempo.

Il centro storico di Controguerra si caratterizza per un particolare ordine architettonico: un vialone centrale, ossia Via Roma (prima del Ventennio fascista era detta Via Centrale o Via del Borgo), da cui si dipartono vicoletti e spiazzi molto caratteristici. 

Percorrendo idealmente il centro storico dall’ingresso orientale, che si immette direttamente su Via Roma, si incontra, sulla sinistra, Vicolo Non Plus Ultra, chiamato così perché, prima della demolizione del Palazzo Flajani, era l’ultimo vicolo del paese.

Si tratta di un vicoletto piuttosto stretto che rivela alcune caratteristiche strutturali dei secc. XVI e XVII, come il tipico taglio smussato agli angoli delle case per permettere ai carretti di svoltare agevolmente. L’ultima casa del vicolo presenta un ingresso con arco a tutto sesto in laterizio ed elementi di rinforzo che sorreggono la struttura soprastante, che probabilmente erano alla base di una torretta di guardia. All’imbocco di Via Roma vi è un bel palazzo signorile che, nei tempi passati, apparteneva alla famiglia Orsetti, notabili del paese, poi fu residenza della famiglia Paolini. Ivi è nato don Oderico Paolini, importante figura religiosa del Teramano. Uno stemma molto interessante, risalente probabilmente al sec. XVIII, si trova su una casa che fa angolo con Vicolo Non Plus Ultra e Vicolo delle Siciliane, al civico n. 3. Più in generale, nel borgo vecchio diversi portoni sono adornati con eleganti stemmi collocati sull’architrave o sulla volta.

A pochi metri di distanza dall’imbocco di Vicolo Non Plus Ultra, sempre sul lato sinistro di Via Roma, c’è il Vicolo delle Siciliane. L’origine del nome è incerta; forse vi andarono ad abitare in epoca borbonica delle siciliane che portarono ad indicare, col luogo di provenienza, per antonomasia, l’intera via, oppure vi erano elementi architettonici o decorativi di foggia siciliana (es. maioliche siciliane).

Attualmente, l’area è in corso di riqualificazione e l’abbattimento di un palazzo in condizioni fatiscenti permetterà la realizzazione di una piazza. Il vicolo non è chiuso, ma sbuca nella Circonvallazione Nord. Proprio alla fine del vicolo, lungo la Circonvallazione Nord, c’è l’ultima pinciaia del borgo antico. Si tratta di una casa di terra a due piani che si è conservata perché in parte rivestita in mattoni, nella seconda metà del secolo scorso. Neanche questo edificio versa in buone condizioni di conservazione.

Prima dell’abbattimento del palazzo in Vicolo delle Siciliane, a metà del vicolo si incontrava una piazzetta che, un tempo, era abitata da molti artigiani: fabbri, falegnami, calzolai. Alla base di alcune strutture è ancora intuibile il basamento a scarpa tipico del Cinque-Seicento, in quanto utile per incrementare la resistenza degli edifici ai colpi delle artiglierie.

Lungo il vicoletto si possono ammirare, alle finestre, i caratteristici reggilumi in laterizio, che sino all’Ottocento venivano abitualmente utilizzati, soprattutto dagli artigiani, per “prolungare” il giorno, apponendovi delle candele o delle lampade che consentivano di avere luce nelle ore serali e ultimare così i lavori in scadenza. Su alcuni muri e porte delle case sono ancora visibili dei simboli politici risalenti agli anni Cinquanta del secolo scorso. Al civico n. 10 del palazzo demolito c’era una bellissima lastra fittile con rosetta, risalente al sec. XVII, incastonata nel muro dell’abitazione. Attualmente l’elemento è custodito nel deposito comunale.

Proseguendo lungo Via Roma si incontra Piazza della Verdura, uno spiazzo che porta tale nome perché nei tempi passati era il luogo deputato, nei giorni di mercato, al commercio degli ortaggi e dei prodotti della terra. All’angolo tra Via Roma e Piazza della Verdura è apposta la targa del Ventennio fascista che ricorda l’avvenuto cambio della toponomastica stradale. Sul lato destro di Via Roma c’è l’ingresso principale del paese, con il caratteristico arco che si apre verso Piazza del Commercio. Sul lato sinistro, all’angolo di Piazza della Verdura, c’è Vicolo Angusto, il cui nome origina, probabilmente, dalle caratteristiche strutturali dello stesso. Sul lato sinistro di Vicolo Angusto c’è un’abitazione che sembra non aver subito gli invadenti restauri esterni di epoca napoleonica, ma non versa in buone condizioni. Alla fine del vicolo c’è un bel portone con una targa con epigrafe che reca la data «1770».

Dopo Piazza della Verdura si apre, sulla destra, il Vicolo Celeste, che termina con un balconcino da cui si gode di un bel colpo d’occhio su Piazza del Commercio. Il nome della stradina potrebbe derivare dalla circostanza che, anticamente, le case avevano una colorazione azzurrina, oppure dal fatto che, in alcuni momenti della giornata, guardando nel vicolo, si può osservare, dall’apertura su Piazza del Commercio, un delizioso scorcio di cielo. 

Nel Vicolo Celeste sono visibili i caratteristici “ponti”, ossia delle stanze che mettevano in comunicazione ambienti appartenenti a due edifici diversi. Nel vicolo c’è un piccolo cortile interno e su un’abitazione sono presenti, ai lati di una finestra, due reggilumi in laterizio, come quelli di Vicolo delle Siciliane. Sull’ultimo portone del vicolo è affissa un’insegna, ormai storica, dello studio medico-chirurgico del dottor Goffredo Salutanzi, che fu medico condotto del paese dagli anni Venti fino agli anni Settanta del secolo scorso.

Dirimpetto al Vicolo Celeste, sul lato sinistro di Via Roma, si apre Piazza Mazzini, lo spiazzo più ampio del centro storico. Proprio per la sua grandezza, in passato, nei giorni di fiera e di mercato, vi si vendevano gli animali. Questa pratica rimase in uso sino al primo Novecento, quando fu imposta la vendita del bestiame nel campo boario comunale. Piazza Mazzini si presenta oggi come un distinto salotto con pianta rettangolare. Su alcuni edifici è ancora visibile il basamento lievemente a scarpa. Sul lato Nord-Ovest della piazza è presente, sebbene non in buone condizioni, un palazzo signorile, che fu la prima residenza controguerrese dei Crescenzi. Sugli ornamenti in ferro battuto che sormontano il portone dell’ingresso principale sono ancora distinguibili le iniziali «C.C.», riferibili a Camillo Crescenzi, che lo acquistò nei primi decenni dell’Ottocento. Piazza Mazzini ha, al suo interno, un’altra piazzetta, da cui si dipanano due vicoletti: uno che si ricongiunge con Via Roma ed è caratterizzato da un arco a tutto sesto che sorregge la struttura soprastante, ed un altro che sbuca nella piazzetta dietro alla chiesa madre e si ricongiunge a Piazza Garibaldi con Vicolo Tortuoro delle Volpi, un ruetta di cui dirò più avanti. Un’abitazione nel vicolo che da Piazza Mazzini conduce in Via Roma conserva, alle finestre, i reggilumi già incontrati in Vicolo delle Siciliane e in Vicolo Celeste.

Tornando in Via Roma, sono da segnalare alcuni interessanti cortili, un tempo anch’essi vicoletti del paese. In una casa sulla destra, prima del Largo della Chiesa, nacque padre Guido Costantini, un frate francescano noto per la sua pietà verso gli ultimi e per l’Opera di accoglienza e assistenza da lui fondata ad Ancona, ancora oggi attiva.

Largo della Chiesa è una piazzetta che si apre dinanzi alla chiesa madre di San Benedetto Abate, costruita, a partire dal 1610, ingrandendo una precedente chiesetta dedicata a San Pietro Apostolo. Sulla destra c’è il Vicolo del Passero, un vicoletto molto suggestivo che termina con una torretta di guardia. La stradina deve il suo nome, probabilmente, al tipico uccello torraiolo. Sulla sinistra, invece, c’è Vicolo Simone, che termina con un ingresso secondario alla chiesa di San Benedetto Abate. L’origine del nome del Vicolo è incerta, ma si può supporre derivi dal patronimico o dal cognome di una famiglia che vi abitava.

La pavimentazione davanti alla chiesa madre presenta un motivo a stella, realizzato con lastre di marmo policromo. Il portale d’ingresso principale dell’edificio sacro ha uno stile tipicamente neoclassico ed è adornato da un’epigrafe sull’architrave in travertino, che ricorda i restauri di epoca napoleonica, e da un superbo stemma comunale coevo. L’ambiente raccolto e gli interessanti dettagli, come le lastre fittili secentesche apposte ai lati della facciata della chiesa madre, accrescono il fascino e l’eleganza allo spiazzo.

Al culmine di Via Roma si apre Piazza Garibaldi, dominata da tre edifici che, nei tempi passati, potevano dirsi simboli del potere cittadino: il Palazzo Massimi-Crescenzi, purtroppo non in buone condizioni di conservazione, il Palazzo Comunale, oggi sede dell’Enoteca Comunale e del Centro Giovani e Anziani di Controguerra, e la chiesa madre di San Benedetto Abate. Sul lato Nord-Est, vicino all’ingresso dell’Enoteca Comunale, c’è un antico fontanile

Sul lato Nord-Ovest di Piazza Garibaldi, c’è l’imbocco di Vicolo Tortuoro delle Volpi (anticamente Vicolo Tortuoso delle Volpi), un altro caratteristico vicoletto che sbuca su una piazzetta dietro l’abside della chiesa madre, da cui si gode di uno scorcio sulla vallata del Tronto. La piazzetta comunica con Piazza Mazzini grazie ad un altro vicolo, già ricordato. In Vicolo Tortuoro delle Volpi è visibile anche l’altra abitazione del paese che conserva la veste cinque-secentesca ma, come quella di Vicolo Angusto, si presenta in stato di decadenza. Quanto al nome del vicolo, ancora una volta posso solo formulare ipotesi: più che alle “volpi” propriamente intese, l’origine del nome ritengo debba attribuirsi al cognome di una famiglia.

Concludendo il nostro viaggio ideale nel borgo vecchio, oltrepassata Piazza Garibaldi si arriva al Palazzo Ducale degli Acquaviva e al Torrione medievale, ultimo edificio del centro storico che si incontra seguendo l’itinerario proposto.

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