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Storia, arte e cultura

 

Vari reperti archeologici oggi conservati nel Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini di Roma e nel Museo Fiorentino di Preistoria ci consentono di affermare che l’area su cui oggi sorge Controguerra fosse abitata già in epoca preistorica. La c.d. Lapide Plebani, dal nome dello scopritore Pasquale Plebani nella seconda metà dell’Ottocento, ci testimonia che in epoca romana nell’area di Controguerra sorgeva una villa, di cui era proprietario Caio Lestrio, della famiglia Mecia, magistrato minore che ha ricoperto il sevirato presso la corporazione augustale di Atri. La presenza di altri reperti minori rinvenuti nelle contrade controguerresi e, più in generale, nei paesi vibratiani, ci testimoniano che l’impero romano aveva insediato dei coloni in queste zone, favorite probabilmente dall’ubertosità dei terreni e dal clima mite.

Con la disgregazione dell’impero romano, l’abitato venne occupato dagli Ostrogoti. Risale infatti al VI secolo d.C. una fibula ostrogota finemente decorata rinvenuta nelle campagne controguerresi ed oggi conservata presso il Museo Archeologico “F. Savini” di Teramo. Gli Ostrogoti hanno abitato l’area almeno fino alla loro cacciata ad opera dei Bizantini, compiutasi tra il 535 e il 553 d.C. L’antico abitato di Controguerra è stato interessato dagli scontri tra le truppe di Totila e Belisario.  Secondo le antiche cronache parrocchiali, durante uno scontro particolarmente cruento l’intero abitato venne distrutto e restarono in piedi solo alcune mura dell’allora Chiesa Madre (costruita dove ora sorge la Chiesa della Madonna delle Grazie).

In epoca medievale troviamo il primo documento che riporta la dizione “Contraguerra”. Si tratta del Catalogus Baronum, una lista dei vassalli dell’impero normanno e dei loro possedimenti, compilato tra il 1150 e il 1168 per volere di Ruggero II di Sicilia. Apprendiamo dal Catalogus Baronum che all’epoca “Contraguerra” era un feudo del conte Roberto di Aprutio, figlio di Attone V, e che doveva fornire 4 soldati per l’esercito imperiale.

L’avvento dei Normanni ha certamente sconvolto le nostre zone e sappiamo che, nella visita pastorale del 1109 del Vescovo di Teramo Uberto, questi “consolò gli abitanti e distribuì elemosine”. È in questo periodo che venne edificata la torre di avvistamento, detta Torrione. Sappiamo anche che, probabilmente, coesistente a Controguerra e poi da lei inglobato, vi era un insediamento fortificato col nome di Corata (sito nell’attuale Contrada Torretta).

Tra il XII e il XIII secolo anche Controguerra fu interessata dalle lotte tra il papato e l’impero. Il 14 febbraio del 1297 Controguerra si schierò, giurando fedeltà alla città di Ascoli. È in quegli anni che iniziò il dominio degli Acquaviva sul paese. Tra il XIV e il XVII secolo si segnalano le costanti lotte tra Angioini e Aragonesi che hanno visto spesso Controguerra, avamposto strategico, oggetto di contesa. Esso, già fortificato, è stato rinforzato ed ha assunto la conformazione attuale nel 1460, dietro ordine del vicerè Matteo di Capua. La notte tra il 26 e il 27 dicembre 1459 Giosia d’Acquaviva occupò militarmente Controguerra, la quale, però, venne subito riconquistata dalla città di Ascoli, dopo una dura battaglia, il 30 dicembre dello stesso anno. Nel 1491 Controguerra vide il passaggio della fanteria al soldo degli Orsini e, nel 1497, venne cinta d’assedio dalle truppe di Ettore Fieramosca per scacciare i filofrancesi che vi si erano asserragliati. Il 4 novembre 1556 Antonio Carafa, figlio di Giovanni, conte di Montorio, mosse con le sue truppe da Ascoli e saccheggiò Controguerra, lasciandovi a presidio una compagnia di fanti. L’anno seguente, nei giorni successivi al 15 aprile 1557 (sacco di Campli), anche le milizie francesi fecero una scorreria nel paese.

Nel 1646, poi, anche nel Teramano giunse il moto di protesta sociale avviato a Napoli da Masaniello e Controguerra vide nascere al suo interno un focolare di rivolta, che però venne subito sedato dal Preside degli Abruzzi Pignatelli. Nonostante in quegli anni Controguerra sia stata spesso devastata dalle lotte fratricide tra città e signorie italiane, si segnala anche il passaggio di diversi importanti personaggi dell’epoca, tra i quali probabilmente San Giacomo della Marca, che nel 1450 visitò vari comuni della Val Vibrata. Si deve forse a questa visita l’inizio del culto di Maria Santissima delle Grazie, che nei secoli successivi si è fortemente radicato a Controguerra.

Con l’avvento dei Borboni, nel XVIII secolo, l’abitato acquisì  importanza grazie alla sua posizione strategica a ridosso del confine tra il Regno di Napoli (poi Regno delle Due Sicilie) e lo Stato della Chiesa. Tra la fine del Settecento e fino alla seconda metà dell’Ottocento Controguerra e i paesi della Val Vibrata lungo il Tronto divennero veri e propri avamposti “internazionalizzati”, che traevano prosperità dai commerci sulla frontiera. Questa situazione però comportò anche un costante interessamento militare della zona. Nel 1798 alcune truppe dell’ala sinistra dell’esercito cisalpino di Napoleone Bonaparte si scontrano a Controguerra con dei Volontari locali, avendo la meglio. In epoca napoleonica Controguerra ospitò gli acquartieramenti del corpo “Sanniti” e dei “Cacciatori Aprutini”.

Dopo la Restaurazione, ripresero i traffici tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie e Controguerra, insieme a Colonnella, ebbe un ruolo di spicco nella lotta al contrabbando.

Nelle lotte per l’Unità d’Italia il paese non fu direttamente interessato dagli scontri, ma nel 1860 divampò nella caserma dei Nazionali un sussulto antiunitario fomentato da alcuni ex soldati borbonici, che fu represso dalle truppe della Guardia Nazionale Mobile. Queste, dopo l’accadimento, rimasero nel paese per meglio condurre le operazioni belliche contro Civitella del Tronto.

Compiuta l’Unità d’Italia, Controguerra non fu più interessata direttamente da episodi bellici ma subì di riflesso, come tutti i paesi della Val Vibrata, le conseguenze nefaste delle due guerre mondiali. Si segnala l’accoglimento, nel 1917, di centinaia di profughi veneziani, scesi dal Veneto dopo la disfatta di Caporetto. Oggi il tessuto economico e sociale è votato alla valorizzazione del territorio e della produzione agricola, soprattutto vitivinicola e olivicola.

(Fonti e bibliografia: Archivio Storico Comunale di Controguerra; N. Palma, Storia della Città e Diocesi di Teramo, Voll. I-V, Teramo, Ubaldo Angeletti Stampatore dell’Intendenza, 1832-1836; L. Franchi e C. Vultaggio, Dizionario Topografico e Storico, in Documenti dell’Abruzzo Teramano, IV, 3, Le Valli della Val Vibrata e del Salinello, Sant’Atto-Teramo, Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, 1996; V. d’Ercole, Rassegna paletnologica, in Documenti dell’Abruzzo Teramano IV, 1, Le Valli della Val Vibrata e del Salinello, Sant’Atto-Teramo, Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, 1996; A. Panichi, Controguerra nel primo Ottocento. Storia del Comune dalle origini al 1850, Mosciano Sant’Angelo, Media editoria grafica e stampa, 2004; M. Di Natale, Controguerra. Le origini, la storia, le tradizioni, Colonnella, Marte Editrice, 2023)

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